Quello che possono fare teologi e vescovi intransigenti e ostili


GIOVANNA D'ARCO

(...) 21 novembre 1430 — La Pulzella è venduta agli Inglesi per la somma di diecimila ducati d’oro.
29 novembre 1430 — Dietro la richiesta dei dottori universitari di Parigi, Giovanna viene consegnata ad alcuni ufficiali borgognoni, i quali la conducono ad Arras, poi nel castello di Drugy e infine nella cittadella fortificata di Crotoy, quasi sulla Manica.
9 gennaio 1431 — Il vescovo di Beauvais, Pierre Cauchon, in virtù del potere che gli è stato conferito, dà l’incarico di procuratore generale al processo al canonico Jean d’Estivet.
13 gennaio 1431 — Il vescovo Cauchon, che sta abilmente manovrando le testimonianze a carico della Pulzella, fa venire presso l’abate della Trinità di Fècamp, un prete inglese, William Haiton, Jean de La Fontaine, Nicolas de Venderes e Nicolas Loiseleur, canonico di Rouen, per esporre loro i fatti della prima seduta preliminare, dando loro lettura di una serie di informazioni raccolte nel paese originario di Giovanna.
21 febbraio 1431 — Verso le 8 del mattino, davanti al tribunale ecclesiastico, radunato nella cappella reale del castello di Rouen, in prima seduta, presenti i giudici e una quarantina di dottori in teologia e in diritto, su ordine del conte-vescovo Pierre Cauchon, viene condotta la Pulzella.
22 febbraio 1431 — Condotta dall’usciere Massieu, Giovanna si presenta ai giudici per la seconda udienza.
24 febbraio 1431 — Quando inizia il terzo interrogatorio pubblico, sotto gli occhi del vescovo Cauchon e della Pulzella sono seduti oltre sessanta fra dottori e teologi. Per la terza volta Cauchon cerca di imporre a Giovanna la sua formula di giuramento e per la terza volta lei si oppone.
27 febbraio 1431 — Si apre di nuovo il dibattito. Il più preoccupato e nervoso è il vescovo Cauchon, gran burattinaio di questo processo, perché finora il dibattito ha seguito la strada voluta dalla Pulzella e non quella voluta da lui. Dopo tre interrogatori, malgrado tutti gli sforzi, né lui, né Jean Beaupère sono riusciti a costringere Giovanna a fare un passo falso, a confondersi, non hanno potuto obbligarla a pronunciare una frase imprudente con cui comprometterla.
1° marzo 1431 — Si apre la quinta udienza e il vescovo di Beauvais obbliga la Pulzella a pronunciare un nuovo giuramento senza riserve.
10 marzo 1431 — Primo interrogatorio segreto, a porte chiuse.La vita della prigioniera muta radicalmente; per nessuna ragione le è permesso di uscire dalla cella perché abbia contati solo con i giudici e gli inquisitori.
12 marzo 1431 — Il secondo interrogatorio dura tutta la giornata, praticamente senza intervallo. Le vengono ancora poste delle domande su San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita, sulla frequenza delle apparizioni.
15 marzo 1431 — L’interrogatorio si apre con una intimazione di Pierre Cauchon a Giovanna, nella quale il vescovo chiede alla Pulzella di affidarsi alla chiesa facendo la precisa distinzione tra la Chiesa dei preti e dei fedeli e quella dei beati. Giovanna rifiuta di rispondere a questa domanda capziosa.
27 marzo 1431— Giovanna è condotta nella “camera dei paramenti”, un locale dove ha trovato sede provvisoria il tribunale. E’ un’udienza pubblica in cui l’accusata sarà messa a confronto con il promotore inquisitoriale D’Estivet.
12 aprile 1431 — Nella cappella del palazzo arcivescovile di Rouen, di cui Cauchon si crede ormai padrone assoluto, si riunisce una commissione di teologi sotto la presidenza di un certo “maestro Ermengard”, che dopo un lungo consulto emette alcune osservazioni sulle parole e sui fatti della Pulzella. Giovanna d’Arco è colpevole di superstizione, di blasfemia, idolatria, e, secondo i teologi, non merita indulgenza.
18 aprile 1431 — L’imperturbabile Pierre Cauchon, con alcuni assistenti, va a visitare Giovanna nella cella del castello. Essa è ammalata: ha una febbre molto alta.
23 maggio 1431 — Giovanna è condotta davanti ai giudici: il canonico Pierre Maurice le espone per l’ultima volta la serie dei suoi errori poi la invita a “tornare in seno alla Chiesa e alla verità”. Giovanna afferma di non poter fare altro che sostenere ciò che è stato detto durante il processo, e cioè, che “Dio è davanti a tutti”.
24 maggio 1431 — Pierre Cauchon ha organizzato per la sentenza pubblica e la condanna di Giovanna una messa in scena grandiosa: sarà il momento culminante del suo “capolavoro”.
30 maggio 1431 — Giovanna viene condotta al rogo sulla piazza del Vieux Marchè di Rouen. E’ un
mercoledì. Il frate domenicano Martin Ladvenu l’aveva confessata e Cauchon permise che si comunicasse. Avvolta dalle fiamme Giovanna d’Arco, Pulzella d’Orlèans, gridò più volte ad altissima voce il nome di Gesù. L'alta cifra pagata e la solennità con cui Giovanna d'Arco fu sottoposta a processo e quindi giustiziata, indicano bene che non si trattava di una stupida contadinella nè tale era ritenuta dalle personalità politiche del tempo. Prima di ucciderla infatti, forse temendo di scatenare l'indignazione della folla, vollero strapparle quell'alone di santità che ella aveva acquistato e per questo venne organizzato un grandioso processo ecclesiastico sotto l'egida della più grande università del tempo, quella di Parigi, la quale era chiaramente connivente con l'Inghilterra. Si radunarono i maggiori prelati i quali discussero il "caso". Tutta la sapienza teologica dell'epoca venne mobilitata per dichiararla eretica.
1450 — Carlo VII dispose una profonda e analitica revisione del processo a Giovanna: si interrogarono i testimoni dell’infanzia, quelli della sua prigionia. Alla fine, il processo si concluse con la totale riabilitazione della Pulzella d’Orlèans. Ormai la Francia si era risollevata e scampato era il pericolo del predominio inglese: Giovannna d'Arco rimane, nel ricordo, l'eroina che era stata resa ancora più alta dal martirio e dalle ingiustizie subite. Nel 1920 ella fu fatta santa dal pontefice Benedetto XV, e nello stesso anno il governo francese decise di consacrare al suo ricordo una festa nazionale. (http://cronologia.leonardo.it)

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