Intervista al gesuita José Funes, direttore della Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico di Castel Gandolfo

(da Focus del 20.2.09)

 

«L’universo ha circa 14 miliardi di anni, il Sole 5 miliardi, e non prendiamo certo alla lettera la Bibbia che è un testo di valore teologico, non scientifico. Quella del Big Bang secondo noi è l’ipotesi più valida finora sull’origine dell’universo. Che fra l’altro si accorda molto bene con la figura di un Dio creatore».
Fra le moderne prove razionali sull’esistenza di Dio ci sono l’unicità dell’intelligenza umana e il fatto che le condizioni favorevoli alla vita sul nostre pianeta (distanza ottimale dal Sole, dimensioni medie, condizioni dell’atmosfera) sarebbero uniche. «Ma queste considerazioni stanno già diventando un po’ vecchie» commenta José Funes. «Si calcola che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi di stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. E’ anche possibile che esistano nell’universo altre forme di vita, magari intelligente». Gli extraterrestri, insomma, potrebbero esistere, anche per gli scienziati vaticani. Senza per questo contraddire l’unicità della rivelazione di Dio, fattosi uomo in Cristo: «Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti – e mettete in evidenza questo se afferma Padre Funes – non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L’umanità terrena andrebbe vista quindi come l’evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all’ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche».

 

Nella rivelazione a Stefania Caterina, si afferma in particolare che Cristo si è incarnato sulla Terra perché è il pianeta più peccatore, e la Redenzione ha valore universale.