Corriere della sera 14 luglio 2003
Di Vittorio Messori
Che sia una di quelle ironiche «astuzie della Storia»
di cui parlava Hegel?
Di certo, il caso è curioso. In effetti, giovedì 10
luglio, a Bruxelles, con solenne cerimonia è stata
presentata la bozza definitiva della Costituzione
d'Europa. E' quella nel cui preambolo non si è fatto il
nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la
protesta della Santa Sede. Ma questa stessa Costituzione, nel
definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera
europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio.
Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in
tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno
esplicito di omaggio alla Vergine. Le stelle, in effetti, sono
quelle dell'Apocalisse al dodicesimo capitolo: «Nel cielo
apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la
luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici
stelle». Quella Donna misteriosa, per la tradizione
cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori
derivano da quel culto: l'azzurro del cielo e il bianco della
purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle
erano d'argento e solo in seguito hanno preso
il colore dell'oro. Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la
bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell'Unione (e
il cerchio di stelle che sovrasta l'iniziale dello Stato sulle
targhe di ogni automobile europea) sono l'invenzione di un pittore
che si ispirò alla sua fervente devozione mariana.
E' una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo
ricostruito con esattezza già nel 1995, in un'inchiesta per
il mensile di Famiglia cristiana, Jesus. La vicenda, dunque,
inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo
«Consiglio d'Europa», un organismo poco più che
simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di
«porre le basi per un'auspicata federazione del
Continente». L'anno dopo, anche per giustificare con qualche
iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un
concorso d'idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una
bandiera comune. Alla gara partecipò pure Arsène
Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della
nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra
novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la
cosiddetta «Medaglia Miracolosa», coniata in seguito
alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine
Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto
incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una
medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell'Apocalisse e
l'invocazione: «Maria, concepita senza peccato, prega per noi
che ricorriamo a te». La devozione si diffuse a tal punto
nell'intero mondo cattolico da fare di quella «Medaglia
Miracolosa» uno degli oggetti più diffusi, con molte
centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta
e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando,
l'11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora,
che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.
Ebbene, Arsène Heitz non era soltanto uno degli
innumerevoli cattolici ad avere su di sé quella Medaglia
nata da un'apparizione, ma nutriva una speciale venerazione per
l'Immacolata. Dunque, pensò di costruire il suo disegno con
le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su uno sfondo
di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il
concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un
belga di religione ebraica, responsabile dell'ufficio stampa del
Consiglio, Paul M. G. Lévy, che non conosceva le origini
del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori.
In effetti, l'azzurro e il bianco (le stelle, lo dicevamo, non
erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori
della bandiera del neonato Stato d'Israele. Quel vessillo
sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede
della «Società Educativa Israelitica» e si
ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la
preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come
simbolo dell'Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel
1948 la bandiera della repubblica di Israele. In una prospettiva
di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami
cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è
la «Figlia di Sion» per eccellenza, è il legame
tra Antico e Nuovo Testamento, è colei nel cui corpo si
realizza l'attesa messianica. Anche il numero delle stelle sembra
collegare strettamente le due fedi: dodici sono i figli di
Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di
Gesù. Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il
Continente unito in uno stendardo.
Sta di fatto che alcuni anni dopo la conclusione del concorso
d'idee, nel 1955, il bozzetto di Heitz fu adottato ufficialmente
come bandiera della nuova Europa. Tra l'altro, a conferma
dell'ispirazione biblica e al contempo devozionale del simbolo, il
pittore riuscì a far passare una sua tesi, che fu fatta
propria dal Consiglio d'Europa. Ci furono critiche, infatti, visto
che gli Stati membri erano all'epoca soltanto sei: perché,
allora, dodici stelle? La nuova bandiera non doveva rifarsi al
sistema della Old Glory, lo stendardo degli Usa, dove ad ogni
Stato federato corrisponde una stella?
Arsène Heitz riuscì a convincere i responsabili del
Consiglio: pur non rivelando la fonte religiosa della sua
ispirazione per non creare contrasti, sostenne che il dodici era,
per la sapienza antica, «un simbolo di pienezza» e non
doveva essere mutato neanche se i membri avessero superato quel
numero. Come difatti avvenne e come ora è stato stabilito
definitivamente dalla nuova Costituzione. Quel numero di astri
che, profetizza l'Apocalisse, fanno corona sul capo della
«Donna vestita di sole» non sarà mai mutato.
Per finire con un particolare che può essere motivo di
riflessione per qualche credente: la seduta solenne durante la
quale la bandiera fu adottata si tenne, lo dicevamo, nel 1955, in
un giorno non scelto appositamente ma determinato solo dagli
impegni politici dei capi di Stato. Quel giorno, però, era
un 8 dicembre, quando cioè la Chiesa celebra la festa della
Immacolata Concezione, la realtà di fede prefigurata da
quella Medaglia cui la bandiera era ispirata. Un caso, certo, per
molti. Ma forse, per altri, il segno discreto ma preciso di una
realtà «altra», in cui ha un significato che per
almeno mille anni, sino alla lacerazione della Riforma, proprio
Maria sia stata venerata da tutto il Continente come «Regina
d'Europa».